La materia prima

LA MATERIA PRIMA ADOPERATA sono le nostre cristalline pietre calcaree Pugliesi (con alto titolo di carbonato di calcio > 95,1%) spaccate intenzionalmente a varie dimensioni da grosse a medie a piccole e inserite nella camera di cottura cosi da formare degli spazi tra le pietre in cui può passare l’aria calda prodotta nella zona di combustione, una volta depurata dalle ceneri.

È convogliata dal sistema di cottura per risalita termica del calore in maniera del tutto Naturale (effetto camino) diffondendosi tra i vuoti delle pietre calcaree, scaldandole gradualmente sino alle temperature di calcinazione del calcare di 860°C.

Le camere di cottura e combustione

La camera di cottura è separata dalla zona di combustione del forno a tino.

Le due camere comunicano tra di loro tramite sbocchi del camino collegato alla zona di cottura, detti altarini.

La camera di combustione, per sviluppare colore, usa come propellenti fascine e lagne non trattate (senza presenze di contaminanti). Le ceneri sono recuperate ed eliminate dalle quattro bocche poste alla base del forno a tino verticale.

PROPRIETÀ DELLA MARSEGLIA CALCE S.R.L.

LA COTTURA DELLE CRISTALLINE PIETRE CALCAREE (CARBONATO DI CALCIO) INIZIA CON L’INSERIMENTO DELLE PIETRE NELLA PARTE RIALZATA DEL FORNO (A IMBUTO), per la prima importante fase di asciugatura del calcare, rimanendo nella zona per un lungo tempo e con basse temperature che variano dagli 70°/120°C circa, dopo per discesa entrano nella parte alta della camera di cottura, dove rimangono per molto tempo per la seconda fase di asciugatura con temperature in aumento che variano dagli 140°/250° C circa.

QUESTA METODOLOGIA DI ASCIUGATURA DOLCE DEL CALCARE VIENE SVOLTA PER DIVERSI GIORNI, usata da millenni, è risulta fattibile solo con questi Antichi forni a tino a ciclo continuo di cottura con tiraggio naturale, serve per preparare ad evitare al calcare nelle successive fasi di temperature in aumento dei repentini shock termici, infuocandole bruscamente e causandone la veloce perdita dell’acqua.

INOLTRE IL NOSTRO ANTICO FORNO A TINO con il suo sistema di separazione della camera di combustione alla camera di cottura, evita di mettere a contatto diretto le fiamme con il materiale da cuocere, “questo contatto, “fiamma pietre” ne comprometterebbe la qualità e la purezza del calcare, oltre che la bianchezza, anche per le ceneri di risalita.

QUEST’ANTICA FASE DI PREPARAZIONE DEL CALCARE ci consegnerà a fine cottura un pulito, poroso, friabile, reattivo pregiato ossido di calce, con singoli grani, molto reattivi nella fase d’idratazione.

MENTRE NEI MODERNI FORNI A VENTILAZIONE FORZATA,

ALIMENTATI A GAS O ALTRO COMBUSTIBILE,

l’ossido di calcio che si ottiene è cotto ad alta temperatura che variano dai 1.150°C ai 1.300°C (CALCE COTTA A MORTE),

INOLTRE IL PIETRAME INTRODOTTO È DI PICCOLA PEZZATURA,

che, venendo a contatto con la fiamma aspirata e indirizzata meccanicamente nell'interno della camera di cottura nel materiale calcareo, che surriscaldandolo eccessivamente ne comporta la veloce perdita dell’acqua, l’ossido di calcio che se ne ricava, avrà, quanto più alta è la cottura, si avranno quantità maggiori di masse compatte e aderenti di grani grossi poco porosi e con minore capacità di reattività nell’idratazione nella fase di spegnimento.

AD ASCIUGATURA AVVENUTA,

IL CALCARE È PRONTO PER ENTRARE NELLA PARTE INTERMEDIA,

della camera di cottura con temperature che variano dai 300/400C°circa, rimane in questa zona per il periodo necessario, in seguito per caduta arrivano nella parte centrale della camera di cottura, raggiungendo in aumento la temperatura ottimale sui 500/600 C° circa, a questa temperatura il carbonato di calcio inizia a dissociarsi gradualmente in ossido di calcio e liberare anidride carbonica.


AL FINE LE PIETRE RAGGIUNGONO LA PARTE TERMINALE DEL FORNO PER LA COTTURA FINALE,

RAGGIUNGENDO PROGRESSIVAMENTE LA TEMPERATURA OTTIMALE,

dei 700/860C° CIRCA. Questa fase di cottura varia dalle 10 alle 12 ore, per completare la trasformazione del carbonato di calcio CaCO3 in ossido di calcio CaO, questa reazione avviene per decomposizione termica del calcare (reazione endotermica) producendo un omogeneo poroso reattivo ossido di calcio CaO, liberando anidride carbonica CO2

Nella reazione CaCO3 --> CaO + CO2.

PER LA PUREZZA DEL NOSTRO OSSIDO DI CALCIO (CAO) > 95,1%,

OTTENIAMO UN’OTTIMA CALCE GRASSA CALCITICA TRADIZIONALE.

A FINE COTTURA LE ZOLLE VIVE CAO,

SI RIDUCONO DAL LORO PESO INIZIALE DEL 40%,

causa anche la perdita degli atomi di carbonio C e ossigeno O, e le zolle vive assumono una consistenza friabile molto porosa. Inoltre le variazioni di colore grigio del calcare sono perse e le pietre diventano per lo più bianche.


IL CICLO COMPLETO DI COTTURA AVVIENE IN 14/15 GIORNI,

SECONDO LE CONDIZIONI CLIMATICHE ESTERNE

presenza dell’energia del vento, fattore climatico che accentua l’effetto camino del sistema di cottura del forno a tiraggio naturale.

UNA VOLTA OTTENUTO UN ECCELLENTE OMOGENEO OSSIDO DI CALCIO BASICO TRADIZIONALE,

È IMMERSO IN ABBONDANTE ACQUA,

per la forte reazione basica reattiva (esotermica naturale) porta in ebollizione le zolle vive rilasciando un violento calore e la disgregazione in poltiglia delle pietre cotte (zolle vive) per l'effetto espansivo della trasformazione da ossido CaO a idrossido di calcio Ca(OH)2
Nella reazione CaO + H2O -> Ca(OH)2.

IN QUESTA FASE DI SPEGNIMENTO,

L'OSSIDO DI CALCE,

si dissolve in calce spenta, idrossido di calce, Ca(OH)2, con formazione di singoli porosi macro - cristalli prismatici ( portlandite).


IL LATTE DENSO DI CALCE CA(OH)2,

ottenuto è immerso nelle vasche di maturazione, per i mesi necessari al suo impiego.


I CRISTALLI D'IDROSSIDO DI CALCE CA(OH)2

NELLA FASE DI MATURAZIONE (MINIMO A MESI 3),

subiscono importanti cambiamenti morfologici e ridimensionali con formazione di singoli porosi micro - cristalli tubolari / esagonali (portlandite).

CON QUEST’ANTICO METODO,

SI OTTIENE UNA CREMA DI GRASSELLO GRASSO DI CALCE TRADIZIONALE,

che risulta denso, corposo, omogeneo, tixotropico nella sua naturale cremosità e morbidezza quasi untuoso, eccellente nella viscosità di tenuta degli inerti e con ottima adesione alla muratura, migliorando in plasticità, lavorabilità e ritenzione d'acqua.

LA CARBONATAZIONE DELLA CREMA DI GRASSELLO GRASSO DI CALCE

REAZIONE DI PRESA E INDURIMENTO,

dell'idrossido di calcio, avviene nella seguente reazione così composta dal punto di vista formale.
Ca(OH)2 + CO2 ---> CaCO3 + H2O,

RITORNANDO ALLO STATO INIZIALE DI CARBONATO DI CALCIO CACO3

con la perdita dell'acqua H2O.

LEGANTE TRADIZIONALE

Naturale, Ecologico, Poroso, Traspirante, Coibentante, Deumidificante,
Antibatterico, Antigelivo.

UNA VOLTA APPLICATO NON FORMA

sali solubili caustici né efflorescenze né ritenzioni d'acqua.

LEGANTE NATURALE ED ECOLOGICO

Non ha effetti inquinanti sull'ambiente,

senza essere dannoso per la salute abitativa. Adoperato per interni ed esterni per confezionare malte Storiche Tradizionali, per rinzaffi e livellature murarie, intonaci e tonachini, stucchi, finti marmi, pitture murali, velature, scialbature, tinteggiature ecc… ecc…

PARTICOLARMENTE INDICATO NEI BAGNI E NELLE CUCINE,

locali soggetti a vapore e odori che richiedono malte con buona assorbenza traspirabilità e deumidificazione.

NELLE STANZE DA LETTO

ha la capacità assorbire l'anidride carbonica prodotta dalla respirazione durante il riposo.

SOLTANTO LA CALCE È IN GRADO

di mantenere una buona qualità dell'aria anche negli ambienti poco aerati, con capacità nel lungo tempo di non formare muffe ne sali solubili caustici.

DIFATTI E L'UNICO LEGANTE che nel tempo continua ad autoconsolidarsi nel tempo, tramite la sua composizione chimica - e la struttura porosa e traspirante.
La sua autoriparazione avviene per la presenza dell' idrossido di calcio ancora presente nella malta con l'acido carbonico presente negli aerosol atmosferici.
Con questa reazione si producono nuovi sali di carbonato di calcio, creando nuovi ponti di unione tra carbonato di calcio e inerti.
E che costituiscono l'armatura dell'intonaco.
Una volta evaporata l'acqua, i nuovi cristalli si depositano nelle cavillature e si carbonatano saturando la tessitura dell'intonaco, rendendolo compatto e solido.